MOZIONE n. 0105 

Il Consiglio Regionale della Lombardia 

PREMESSO CHE 

-    l’impegno dell’Unione Europea nei confronti della responsabilità sociale delle imprese (RSI), emerso in occasione del vertice di Lisbona del marzo 2000,  si pone come obiettivo strategico una “crescita economica sostenibile accompagnata da un miglioramento quantitativo e qualitativo dell’occupazione e da una maggiore coesione sociale”;

-    la Commissione Europea ha inserito il tema della responsabilità sociale delle Imprese tra le attività che intende sviluppare nell’ambito delle proprie competenze e, con il libro verde, redatto nel luglio 2001, e la comunicazione successiva del luglio 2002, ha invitato gli stati membri a farsi promotori della sensibilizzazione e dello sviluppo della RSI nelle proprie realtà sociali;

-    un approccio europeo alla responsabilità sociale delle imprese deve costituire parte integrante di un più ampio quadro nel quale si iscrivono le varie iniziative realizzate dalle organizzazioni internazionali, quali il Global Compact delle Nazioni Unite (2000), la Dichiarazione tripartita dell’OIL sulle imprese multinazionali e la politica sociale (1997/2000) o i Principi direttivi dell’OCSE destinati alle imprese multinazionali (OECD Guidelines for Multinational Enterprises), che costituiscono l’insieme più esauriente di norme approvate su scala internazionale riguardo alle attività di questo tipo d’impresa;

-    la principale funzione di un'impresa consiste nel creare valore attraverso la produzione di beni e servizi che la società richiede, generando al contempo profitti per i suoi titolari e azionisti nonché ricchezza per la società, in particolare tramite la creazione di posti di lavoro;

-    la responsabilità sociale delle imprese deve essere dunque intesa come “l'integrazione su base volontaria dei problemi sociali ed ambientali delle imprese nelle loro attività commerciali e nelle loro relazioni con le altre parti” in quanto imprese e società sono consapevoli che un comportamento responsabile è la premessa di un successo commerciale durevole e non pregiudica necessariamente la generazione del profitto;

-    un numero sempre maggiore di imprese europee, comprese le PMI e le cooperative, stanno comprendendo non solo l’importanza, ma anche l’utilità della responsabilità sociale considerata sempre più un investimento in termini di immagine 

VISTO CHE

- l’importanza della responsabilità sociale delle imprese è stata ribadita anche nei Consigli europei di Nizza del dicembre 2000 e di Göteborg del giugno 2001 in occasione dei quali è stato sostenuto che nel lungo termine la crescita economica, la coesione sociale e la tutela dell’ambiente vanno di pari passo e che “L’azione dei pubblici poteri è inoltre essenziale per incoraggiare le imprese a prendere ulteriormente coscienza delle loro responsabilità sul piano sociale e per creare un quadro che consenta di garantire che le imprese integrino gli aspetti ambientali e sociali nelle loro attività”;

- la Commissione Europea, nella sua comunicazione del 9 febbraio 2005, ha stabilito che le attività previste dall’agenda sociale (che identifica le priorità sulle quali si fonda l’attività dell’Unione Europea nel settore dalla RSI e sostiene il funzionamento armonioso del mercato unico garantendo il rispetto dei diritti fondamentali e dei valori comuni) devono consentire:

§   di creare una strategia europea integrata che garantisca un’interazione positiva delle politiche economica, sociale e dell’occupazione;

§   promuovere la qualità dell’occupazione, della politica sociale e delle relazioni industriali (migliorando capitale umano e sociale);

§   adeguare i sistemi di protezione sociale alle esigenze sociali attuali, basandosi sulla solidarietà e potenziandone il ruolo di fattore produttivo;

§   tenere conto del costo dell’assenza di politica sociale

-  nel Regno Unito, nel marzo del 2000 è stato nominato un ministro della responsabilità sociale delle imprese;

- nella conferenza di Venezia, organizzata nel novembre 2003 dal Governo Italiano, è stato sottolineato come la RSI sia uno strumento che può contribuire al raggiungimento degli obiettivi delle politiche comunitarie di competitività, occupazione, coesione sociale, protezione dell’ambiente e, grazie all’integrazione di strumenti politici e dialogo sociale, anche di sviluppo e migliore governance globale;

- il progetto italiano sperimenta così per la prima volta nel proprio approccio un’attenzione non residuale alle piccole, medie e micro imprese - caratteristica dominante del sistema economico non solo italiano - definendo strumenti operativi e linguaggi a loro maggiormente accessibili;

- le imprese hanno manifestato una crescente attenzione e disponibilità a considerare, nell’ambito delle proprie strategie ed attività, anche pratiche di RSI, investendo sempre più in cause–related marketing;

- studi di settore, illustrati nel gennaio 2001, all’Industry Week, mostrano che il 50% degli eccellenti risultati ottenuti dalle imprese socialmente responsabili sono imputabili al loro impegno sociale, mentre l’altra metà si spiega dalle prestazioni dei loro settori;

- esistono già degli indici sociali dei mercati borsistici che possono costituire riferimenti utili per provare le ripercussioni positive, sulle prestazioni finanziarie, di una selezione fondata su criteri sociali – a titolo esemplificativo si consideri che dal suo lancio, nel maggio 1990, il Domini 400 Social Index (DSI) ha superato dell’1% lo S&P 500 in termini di rendimento globale annualizzato (tenuto conto di un adeguamento dei rischi), mentre il Dow Jones Sustainable Index è progredito del 180% dal 1993, contro il 125% del Dow Jones Global Index;

- il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sulle “Norme comunitarie applicabili alle imprese europee che operano nei paesi in via di sviluppo: verso un codice di condotta”, con la quale auspica la realizzazione di un codice di condotta europeo che, basandosi su norme internazionali e sulla creazione di un osservatorio europeo, agevoli una maggiore standardizzazione dei codici volontari di condotta e comprenda disposizioni sulle procedure di ricorso e misure coercitive;

- il centro estero delle Camere di Commercio lombarde svolge nell’ambito delle sue attività istituzionali e attraverso la sua struttura, le sue figure professionali un importante ruolo di informazione, formazione ed assistenza consulenziale alle imprese lombarde per promuovere tra le aziende il concetto di internazionalizzazione sostenibile (inteso come impegno ad una competitività che tenga conto dei diritti e degli interessi di tutti, per migliorare la qualità della produzione, del lavoro e della vita);

- l’Unioncamere, sostenuta dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha realizzato nel 2003 un’indagine condotta su un campione di 3663 aziende, statisticamente rappresentativo di tutte le imprese operative in Italia con almeno un dipendente, in tutte le regioni italiane, per fornire un quadro di sintesi sulle dimensioni e sulle caratteristiche assunte dal fenomeno della responsabilità sociale nelle imprese;

- l’indagine di cui sopra, elaborata e riclassificata con esperti del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dell’Università Bocconi, ha evidenziato che la maggiore propensione verso la RSI è presente nelle aziende di medio-grandi dimensioni e nelle aree in cui si concentra il settore terziario e l’industria più evoluta (in cui hanno quartier generale imprese a capitale straniero o comunque molto aperte ai mercati esteri);

-  l’Unione Europea riconosce il valore delle PMI non solo nella generazione di valore economico, ma anche di quello sociale 

CONSIDERATO CHE 

-  il fatto che i trattati internazionali vengano ratificati dai Governi o dall’Unione Europea  non significa che gli imprenditori, soprattutto quelli di minori dimensioni, ne siano a conoscenza (da un’inchiesta di Transparency International, per esempio, è emerso che solo il 20% dei dirigenti di grandi imprese al mondo sono a conoscenza della convenzione Ocse sulla corruzione dei pubblici funzionari, ratificata in Italia con la Legge 231 del 2001 e recepita con la legge quadro comunitaria, con la quale viene stabilita l’extraterritorialità della perseguibilità in caso di corruzione dei funzionari pubblici);

-  la RSI è volontaria, ma non dovrebbe essere considerata un elemento "addizionale" all’attività fondamentale delle imprese ma al contrario qualcosa di correlato con la loro stessa gestione che consente di contribuire al miglioramento dell’azienda stessa e della società;

- l’obiettivo dell’approccio europeo è di:

  1. instaurare un quadro globale europeo destinato a favorire la qualità e la convergenza delle procedure osservate nel settore della responsabilità sociale delle imprese, grazie all’elaborazione di principi, approcci e strumenti generici e alla promozione di nuove prassi e idee innovative;

  2. sostenere le prassi destinate a garantire una valutazione efficiente in termini di costi ed una verifica indipendente delle procedure di responsabilità sociale delle imprese, garantendo in questo modo la loro efficacia e la loro credibilità;

-    sono già numerose le imprese che si impegnano nella vita locale, proponendo formazioni professionali complementari, sostenendo le associazioni non a fini di lucro attive nella tutela dell’ambiente, reclutando personale tra gli esclusi, fornendo strutture di custodia per i figli dei dipendenti, stringendo partnership locali, sponsorizzando manifestazioni sportive o culturali locali o facendo donazioni ad opere di carità;

-    le istituzioni finanziarie fanno ricorso sempre più spesso a parametri basati su criteri sociali ed ecologici per valutare il rischio di prestito o di investimento nei confronti delle imprese;

-    il fatto di essere riconosciuta come un’impresa socialmente responsabile può giocare a favore della quotazione di un’impresa e reca quindi un vantaggio finanziario concreto

RILEVATO CHE 

- sono già numerose le amministrazioni regionali e provinciali che hanno portato avanti iniziative volte a promuovere ed incentivare la RSI;

- in Italia, le fondazioni bancarie svolgono un importante ruolo di promozione e di sostegno, in particolare delle organizzazioni non profit e delle comunità locali, erogando contributi per diverse centinaia di milioni di euro per attività culturali ed artistiche, istruzione, assistenza, filantropia e volontariato, sanità, ricerca, promozione comunità locali, ambiente, sport, attività internazionali e attività religiose;

-    negli ultimi anni sono significativamente aumentate le certificazioni ISO 14001 (oltre 2400), OHSAS 18001, le registrazioni EMAS (146), i marchi di qualità ecologica di prodotto – Ecolabel, le certificazioni biologiche, le social label (transFair) ed altri marchi ambientali;

- in Italia sono già un centinaio gli enti (imprese, organizzazioni non profit, etc..) che pubblicano bilanci, peraltro alquanto variegati, con la rendicontazione dei rapporti sociali e/o ambientali;

- l’Italia, dove sono ben 52 le imprese certificate Social Accountability 8000 (SA 8000) su un totale di 285 a livello globale, è il primo Paese al mondo per numero di imprese certificate;

- anche se le iniziative di RSI non sono allo stato attuale giuridicamente vincolanti, esse sono sostenute, nel caso dei Principi direttivi dell’OCSE, dalla volontà dei governi aderenti che promuovono l’effettiva osservanza di tali principi da parte delle imprese;

-    la necessità di regolamentare la condotta delle imprese multinazionali e di definire le modalità dei rapporti con i paesi di accoglienza, specialmente nel terzo mondo, è stata ribadita (nel 1977) dall’ILO (unica organizzazione internazionale a struttura tripartita, in quanto composta dai governi, dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori e dalle stesse imprese multinazionali);

- sotto la pressione costante delle ONG e dei gruppi di consumatori, le imprese ed i settori di attività, per migliorare la loro immagine e limitare i rischi di una reazione negativa dei consumatori, si dotano sempre più spesso di codici di condotta relativi alle condizioni di lavoro, ai diritti dell’uomo e alla tutela dell’ambiente, in particolare destinati ai subappaltatori o fornitori 

RITENUTO CHE 

- il comportamento socialmente non responsabile di numerose società multinazionali e transnazionali, le quali agendo nei fatti in regime di monopolio impongono prezzi più alti possibili per i loro prodotti e al contempo si adoperano per spuntare i prezzi più bassi possibili per le materie prime o i semi lavorati che acquistano, contribuisca notevolmente ad incrementare la sproporzione tra Paesi ricchi e Paesi poveri;

-    il lavoratore non possa e non debba essere trattato come una merce o come un mero strumento di produzione, ma al contrario essere considerato come soggetto attivo, salvaguardando così il principio del primato della persona sulle cose;

-    sia necessario incentivare e promuovere forme di partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa, così come previsto tra l’altro dall’art. 46 della  Costituzione e dall’art 12 del Decreto, a norma legge 13 giugno 2005 n. 118, approvato il 2 dicembre 2005 sul coinvolgimento dei lavoratori da parte dell’impresa;

-    occorra vigilare e prestare particolare attenzione affinché la responsabilità sociale dell’impresa non si trasformi in una meschina forma di pubblicità ingannevole con la quale imprenditori irresponsabili possano esclusivamente puntare ad aumentare i profitti ingannando l’opinione pubblica e il consumatore;

-    sia compito delle autorità pubbliche fissare condizioni e parametri idonei per proteggere consumatori ed investitori da comportamenti non corretti;

-    dato il proliferare di codici di condotta, di bilanci, di etichette, di premi, di indici e di fondi la trasparenza sia diventata fondamentale, in quanto i singoli consumatori e gli investitori non sono spesso in grado di verificare le informazioni che vengono loro fornite;

-    tutte le informazioni relative al mercato e in tema di RSI debbano essere certificate in modo univoco, attraverso la definizione di codici di condotta;

- i codici di condotta possano contribuire a promuovere le norme internazionali del lavoro ma anche che la loro efficacia dipenda dalle modalità di applicazione e dalle verifiche cui sono sottoposti;

-    i codici di condotta debbano essere applicati a tutti i livelli della catena organizzativa e produttiva;

- questi codici di condotta non debbano sostituire la legislazione e le disposizioni vincolanti nazionali, europee e internazionali ma aggiungersi alle stesse in quanto le disposizioni a carattere obbligatorio garantiscono norme minime imposte a tutti, mentre i codici di condotta e tutte le altre iniziative di natura volontaria devono integrare e promuovere norme più restrittive e maggiormente responsabili destinate agli aderenti;

-    la promozione della RSI su scala internazionale debba fondarsi su norme e strumenti riconosciuti su scala mondiale;

- le istituzioni abbiano il dovere di promuovere il principio di sussidiarietà creando le condizioni favorevoli al libero esercizio dell’attività economica, all’offerta di lavoro e alla creazione di ricchezza ma debbano anche e soprattutto sostenere il principio di solidarietà, ponendo a difesa dei più deboli alcuni limiti all’autonomia delle parti al fine di evitare che meccanismi di mercato possano rappresentare l’unico termine di riferimento della vita associata;

- sia necessario promuovere una gestione responsabile dell’economia e la riscoperta dell’etica non solo nella politica ma anche nella stessa economia e finanza;

- sia necessaria una campagna di sensibilizzazione non solo nei confronti delle imprese, ma anche dei consumatori affinché esercitino in modo responsabile il loro potere di scelta;

- che il sostegno all’internazionalizzazione delle imprese lombarde debba essere sostenuto mediante incentivi da erogarsi attraverso un meccanismo di verifica che premi esclusivamente quelle imprese che dimostrino di aver adottato un comportamento responsabile, al fine di scongiurare l’ipotesi che soldi pubblici possano essere utilizzati per avallare o favorire comportamenti irresponsabili ed in contrasto con le dichiarazioni, le convenzioni e le raccomandazioni ILO (International Labour Organisation);

- sia necessario in particolare informare e sensibilizzare le 857 mila imprese lombarde, specialmente quelle 45 mila che hanno internazionalizzato, in merito ai parametri irrinunciabili e condivisi a livello internazionale come ILO, WTO e OCSE affinché rispettino le convenzioni internazionali;

-    essere socialmente responsabili significhi non solo soddisfare pienamente gli obblighi giuridici, ma anche andare al di là garantendo parimenti la soddisfazione di parametri economici, ambientali e sociali predefiniti attraverso investimenti in capitale umano, ambiente e rapporti con le altre parti interessate;

-    l’impatto economico della responsabilità sociale delle imprese porti al miglioramento dell’ambiente di lavoro (che porta presumibilmente ad un maggiore impegno e produttività dei lavoratori), ad una più efficace gestione delle risorse naturali e ad una crescente attenzione dei consumatori e degli investitori (che amplia le possibilità dell’impresa sul mercato);

-    la reputazione di un’impresa a livello locale, così come la sua immagine, non solo in qualità di datore di lavoro e produttore, ma anche di protagonista della vita locale, influiscano certamente sulla sua competitività e abbiano riflessi anche sulla buona integrazione delle imprese nell’ambiente locale, sia a livello europeo che a livello internazionale;

-    anche se l’obiettivo principale delle aziende private resta quello di generare profitti, le imprese possano al tempo stesso contribuire ad obiettivi sociali e alla tutela dell’ambiente, integrando la responsabilità sociale come investimento strategico nel quadro della propria strategia commerciale, nei loro strumenti di gestione e nelle loro operazioni 

IMPEGNA LA GIUNTA A

 

-    promuovere lo sviluppo della RSI tre le imprese lombarde;

- promuovere una gestione responsabile delle risorse umane attraverso una serie di interventi mirati a sostenere l’istruzione e la formazione lungo tutto l’arco della vita, responsabilizzare il personale, migliorare il circuito d’informazione nell’impresa, migliorare l’equilibrio tra lavoro, famiglia e tempo libero, applicare il principio di uguaglianza per le retribuzioni e le prospettive di carriera delle donne e incrementare la sicurezza sul posto di lavoro;

-  promuovere la realizzazione di percorsi formativi a livello scolastico ed universitario al fine di diffondere tra le nuove generazioni il concetto di RSI e del fare impresa in modo responsabile;

-  istituire un OSSERVATORIO REGIONALE sulla RSI con la funzione di conoscere, monitorare e promuovere l’evoluzione della RSI tra le imprese lombarde ed in particolare:

Milano, 08 febbraio 2006 

Silvia Ferretto Clementi