Consiglio straordinario 28/10/2002 Fiat Alfa Romeo

ORDINE DEL GIORNO n. 0582  

Il Consiglio Regionale della Lombardia  

PREMESSO  

CHE    sono circa un migliaio i licenziamenti previsti in seguito alla crisi della Fiat;

CHE    oltre ai licenziamenti dei lavoratori dello stabilimento di Arese, la chiusura dello stabilimento Alfa Romeo avrebbe anche gravissime ripercussioni sul sistema economico e sociale complessivo, a seguito di un inevitabile effetto domino che si abbatterebbe sulle decine e decine di aziende dell'indotto Fiat, con evidenti ulteriori risvolti occupazionali, stimati in circa 40.000 esuberi.  

CONSIDERATO  

CHE     la Fiat č stata negli anni oggetto, anche a titolo di salvaguardia della componente occupazionale, di numerosi provvedimenti di sostegno da parte dello Stato nell'ordine di diverse migliaia di miliardi di lire;  

CHE     per decenni i vari governi hanno fatto a gara per tutelare gli interessi particolari del gruppo Fiat a scapito di quelli generali dei cittadini;  

CHE    nel 1986 il CIPI (Comitato Interministeriale per il coordinamento della Politica Industriale) ha autorizzato la cessione dell'Alfa Romeo alla famiglia Agnelli, sulla base dell'impegno di quest'ultima a garantire il mantenimento dell'identitą aziendale, la valorizzazione sul mercato del marchio Alfa e della maggior parte dei suoi modelli, la difesa delle capacitą tecniche e progettuali aziendali, il mantenimento della struttura produttiva basata, in particolare, sulla potenzialitą dei due stabilimenti di Arese e Pomigliano d'Arco e volumi d'investimento adeguati agli obiettivi indicati;  

CHE     nel 1987 il Governo Prodi e l'IRI hanno svenduto l'Alfa Romeo alla casa automobilistica torinese, accordandole un pagamento in 5 rate a partire dal 1992, ben cinque anni dopo dunque che la Fiat č entrata in possesso dell'Alfa;  

CHE     a tutt'oggi non esiste nemmeno la certezza che il pagamento relativo alla vendita dell'Alfa sia avvenuto nella sua interezza;  

CHE     nei primi anni 90 la Fiat ha chiesto ulteriori fondi allo Stato per aumentare la produzione annua di autovetture e aprire nuovi stabilimenti, assicurando che non avrebbe toccato quelli gią esistenti.  

CHE     nel 1991 il Cipi ha dato il proprio assenso al progetto e agli investimenti previsti dalla Fiat per il Sud (quasi 5.000 miliardi), lo Stato ha erogato i fondi e, nonostante gli impegni, la Fiat ha successivamente chiuso diversi stabilimenti al Nord;

CHE     diversamente da quanto concordato, la Rotamfer, una delle aziende dell'insediamento di Arese,  qualche anno fa ha assunto 50 lavoratori ex Alfa, che ha provveduto subito a mettere in cassa integrazione per i due anni seguenti e ha successivamente licenziato.  

CHE    Susanna Agnelli č stata Ministro degli Esteri durante il Governo Dini, nonostante il palese potenziale conflitto d'interesse collegato alla carica;

 

CHE    nonostante i numerosi sgravi e sovvenzioni concessile la situazione patrimoniale dell'industria automobilistica torinese sembra essere irrimediabilmente  compromessa;  

CHE     l'attivitą di migliaia di piccole e medie imprese che, non chiamandosi Fiat non hanno mai potuto godere del trattamento di favore riservato a quest'ultima, č soggetta a continui salassi economici e intoppi burocratici;  

RITENUTO  

CHE   le politiche governative attuate sino ad oggi nei confronti dell'azienda torinese, visti i disastrosi risultati in termini occupazionali ed economici, non abbiano portato ad alcun beneficio ma si siano rivelate sprechi di denaro pubblico, servito esclusivamente a procrastinare una situazione di crisi patologica;  

CHE  evidentemente la famiglia Agnelli č fino ad oggi riuscita molto abilmente a statalizzare le perdite e a privatizzare gli utili;  

CHE   dovere delle istituzioni č in primis quello di difendere gli interessi della collettivitą dei cittadini e non di privati per quanto influenti;  

CHE   la Fiat sia stata gią fin troppo a lungo sottratta alla libera concorrenza di mercato, grazie a leggi fatte ad hoc che in un modo o nell'altro ne tutelavano artificiosamente la competitivitą, e che ora sia inevitabile il confronto con il libero mercato;  

INVITA  

-            La Fiat, viste anche le diverse migliaia di miliardi di denaro pubblico incassate, a rivedere il progetto di dismissione e a mantenere gli impegni assunti;  

-             Il Parlamento ad istituire una Commissione d'inchiesta sulla gestione da parte della Fiat delle diverse migliaia di miliardi di lire erogati dallo Stato alla stessa a qualsiasi titolo, sugli impegni che la Fiat stessa si era assunta a fronte dei fondi pubblici erogatele e sulle leggi pro-Fiat che sono state negli anni varate;   

-             La Giunta a svolgere un'indagine regionale sulla questione e sugli accordi di programma stipulati dalla Regione con l'azienda torinese e a relazionarne in Consiglio.

Silvia Ferretto Clementi  

Milano, 25 ottobre 2002