IL DIRITTO ALLA DIVERSITA’ NON PUO’ TRASFORMARSI
IN PRETESA AD UNA DIVERSITA’ DEL DIRITTO

(Il Giorno - 24/09/2005) 

La vicenda della scuola di Via Quaranta sta portando alla luce le numerose e sempre più evidenti difficoltà del processo d’integrazione di una parte della comunità islamica, che sembra non avere alcuna volontà di integrarsi.  Essa considera infatti l’integrazione come il “male assoluto” - così come l’ayatollah Khomeini considerava l’Occidente “il grande Satana” - da combattere in ogni modo e ad ogni costo.

È fondamentale chiarire che rivendicare il proprio diritto alla differenza non può in nessun caso portare a pretendere una diversità del diritto e quindi a privilegi o esenzioni.

È per questo che il ricatto messo in atto in questi giorni da alcuni genitori degli alunni della scuola di via Quaranta (“o fate la scuola come vogliamo noi o non mandiamo a scuola i nostri figli”) è inaccettabile.   Un atteggiamento di questo genere è pericoloso non solo perché penalizza ingiustamente i bambini, ma perché rischia di rendere ancora più difficoltoso un processo d’integrazione e di convivenza che la maggioranza degli immigrati, diversamente da loro, vuole perseguire, nel pieno rispetto della legge,.

Si deve per questo assolutamente evitare di fare il gioco di coloro che puntano solo ad alzare il livello dello scontro ed a creare fratture insanabili.   È evidente infatti che uno degli obiettivi principali dei terroristi islamici sia proprio quello di fomentare gli animi per portare ad uno scontro fra religioni e culture diverse ed impedire quindi l’integrazione con il modello occidentale.

Questi fanatici sanno che la democrazia è un’attrazione irresistibile per tutti e che la libertà di poter scegliere i propri governanti, la propria fede e anche, perché no, il modo in cui vestirsi o vivere è pericolosa.  È anche per questo che le democrazie hanno sempre vinto contro i regimi totalitari.

La scuola e l’istruzione rappresentano degli strumenti fondamentali ed insostituibili per una corretta integrazione, che può avvenire esclusivamente attraverso una profonda condivisione dei valori.

Chiedere il rispetto della legalità non significa essere xenofobi o razzisti, ma al contrario pretendere che a parità di diritti corrisponda anche una parità di doveri, senza alcuna distinzione di sesso, razza o fede religiosa, impedendo così che questi bambini possano crescere in un pericoloso ed insormontabile  isolamento culturale. 

                                                                      Silvia Ferretto Clementi
                                                                  Consigliere Regionale di AN