Da l'"Indipendente" del 2 novembre 1994 
A cura di Milo Infante

DA QUANDO RICCARDO E' SENATORE (AN)
SULLA SCENA POLITICA MILANESE E' APPARSA LA MOGLIE

Un De Corato non manca mai

"La differenza tra me e la sciura Formentini? Lei appoggia il marito in casa, io in piazza". "Mi piacerebbe un confronto con Manconi nelle sale del Leoncavallo", provoca Silvia Ferretto, nemica giurata degli autonomi  

Con Riccardo De Corato impegnato a Roma, il Leoncavallo sperava di essersi tolto finalmente dai piedi (almeno fisicamente) l'avversario politico numero uno. Ma l'incubo, si sa, a volte ritorna. E così, i poveri leoncavallini si sono trovati contro in tutte le manifestazioni, proteste di piazza, assemblee pubbliche in cui gli abitanti chiedono il loro allontanamento, un altro De Corato. E' Silvia, trentenne moglie del senatore di An, con alle spalle una lunga militanza nelle fila del Fronte della Gioventù prima e del FUAN poi, e tanta voglia di lottare contro gli ex abusivi del Casoretto. Un impegno che non è mai diminuito nonostante possa "vantare" un numero di aggressioni da parte degli autonomi di sicuro superiore a quelle del più celebre marito. Un ricovero per trauma cranico ai tempi del liceo, un naso rotto nell'85 a Scienze Politiche e una serie impressionante di "agguati", minacce telefoniche e scritte sotto casa. Compresa una bottiglia molotov lanciata "dai soliti ignoti" contro il portone del palazzo alla periferia Nord di Milano in cui vive con il marito, con Marzio, il figlio di 8 anni e con un enorme gatto bianco.

A fare gli onori di casa è lei: esile, ma solo in apparenza, Silvia Ferretto Clementi, in De Corato quando parla di politica si trasforma completamente. Al punto che non esita, nonostante le minacce, a sfidare il Leoncavallo addirittura nella sua tana.

“Visto che il sociologo Manconi, noto padrino del Leonka è convinto della democrazia dei suoi protetti, lo sfido a confrontare le sue teorie sui centri sociali con le mie. La sede la scelga lui, mi va bene qualsiasi posto. Ma io preferire in via Watteau, proprio al Leoncavallo. Tanto lui ha sempre sostenuto che sono bravi ragazzi, e che alla manifestazione era presente per difenderli. Ebbene, visto che è in grado di proteggere loro, sarà anche in grado di assicurare a me l'incolumità ".

Silvia Ferretto Clementi non risparmia certo stoccate anche ai politici "locali" impegnati sul fronte Leoncavallo, ma neppure alle loro mogli.

"Il sindaco parla molto, ma dovrebbe fare di più. Doveva evitare di basare tutta la sua campagna elettorale sul Leonka.

La differenza tra me e Augusta Formentini? Semplice. La Sciura Augusta potrà sostenere il marito a casa, ma io in piazza con lui non l'ho mai vista. L'unica sua comparsa è stata in campagna elettorale in un mercato. Bello sforzo, era pure quello sotto casa."

Anche il questore Carnimeo, finisce nel mirino della signora De Corato. "Vedere la polizia scappare inseguita dal Leoncavallo è stata una grande prova di debolezza - afferma - che il Questore non doveva dare. Certo è che le forze dell'Ordine non hanno mai avuto l'appoggio della magistratura, che invece avrebbe dovuto sostenere la loro azione. Vedremo se le cose, col tempo, cambieranno, ma ho forti dubbi. Anche se sarò sempre al fianco dei cittadini di Greco, al contrario del candidato della Lega Luigi Rossi che una volta eletto non si è fatto più vedere; temo che ormai ci sia poco da fare. Umberto Gay, leader di un partito ormai preistorico, e la Sinistra proteggono e si battono per difendere un gruppo di estremisti che utilizzano solo per impedirci di fare politica. Il Leonka, per i Progressisti, è solo una sorta di cane da guardia che ci scagliano contro impedendoci di volantinare, fare comizi e dibattiti per informare la gente dei nostri programmi. E la stessa cosa stanno facendo con la Lega. Il tutto con l'appoggio di una certa parte della stampa: Repubblica e Rai Tre in testa, che anche in occasione dell'ultima manifestazione del 10 settembre, ha dato prova di grande faziosità".

Inevitabile, come mamma, un accenno alle ormai celebre "Mamme del Leoncavallo": Il gruppo di donne che, riunitesi in un comitato, difendono e portano avanti le battaglie in sede giudiziaria dei loro pupilli.

"Loro hanno una grossa responsabilità per avere educato i loro figli alla cultura dell'intolleranza. Al mio io insegno, invece, che occorre rispettare il pensiero di tutti e accettare tutte le ideologie. Questa è la democrazia, quella vera. Non la dittatura di sinistra che gli autonomi vorrebbero imporci".