Tratto da “La Provincia di Sondrio” - 1998 

RIVEDIAMO LA LEGGE SUI RIFIUTI  

La Regione Lombardia si accinge a modificare la legge sullo smaltimento dei rifiuti (la n. 21 del 1993, opera della giunta rosso-verde presieduta da Fiorella Ghilardotti) che per prima tentò di mettere ordine in questo lucroso settore.

"Tuttavia quella legge, condivisibile nei principi, ma molto discutibile nei suoi articoli, può dirsi fallita" - commenta la Presidente della Commissione regionale Ambiente Silvia Ferretto Clementi (AN). Forte di quasi tre anni di esperienza al vertice di questa Commissione, la Ferretto ha indicato in una lettera all'Assessore all'Ambiente Franco Nicoli Cristiani quelli che sono a suo giudizio i numerosi punti deboli della 21 e le modifiche necessarie. Com'è sua abitudine, anche in quest'intervista Silvia Ferretto non risparmia a nessuno critiche pungenti. Ma amici e detrattori le riconoscono un'assoluta trasparenza nei comportamenti: perciò ci scusiamo con lei per un trafiletto "sbagliato" pubblicato dal nostro giornale un paio di mesi fa, in cui (a torto) si ventilava un interesse privato, suo e del marito (il Vicesindaco di Milano Riccardo De Corato) nel gran businnes dei rifiuti. Ma veniamo alla legge 21.

Allora, Presidente Ferretto. Perché non ha funzionato?
Tra le finalità di questa legge c'è il contenimento della produzione dei rifiuti, quello dei costi, l'incentivazione della raccolta differenziata, l'attenzione alla pianificazione, l'affidamento del controllo alle Province. Partiamo dal contenimento della produzione rifiuti: non è andata così, anzi. Si è passati dai 412 chili annui per abitante del 1996 ai 423 del 1997.

Parliamo di programmazione. Perché la legge 21 a suo giudizio è carente?
Perché con l'articolo 32 dà la possibilità di autorizzare gli impianti considerati innovativi, anche se non previsti dal Piano Provinciale Rifiuti. In questo modo è stata sistematicamente stravolta la programmazione provinciale, visto che la maggior parte dei rifiuti finiscono negli impianti innovativi, o nelle centrali termoelettriche, oppure nei cementifici. Tutti impianti che eludono la programmazione dei Piani provinciali.

Veniamo alle proposte per la revisione della 21, quali sono le proposte?
Va innanzitutto rivista la distanza degli impianti dalle abitazioni: non bastano i "200 metri di  norma" previsti dalla 21 (e voluti a suo tempo da un emendamento della Giunta). Ne occorrono almeno 500. Poi c'è il problema della distanza fra un impianto e l'altro: io propongo almeno 10 chilometri, in modo da salvaguardare quelle zone della Lombardia che sono considerate a 'vocazione' rifiuti. Altro punto: garantire condizioni che favoriscano il libero mercato. Ci sono società che detengono quasi il monopolio, specialmente nei rifiuti industriali. Occorrono norme antitrust. Propongo, inoltre, per contenere l'anarchia delle tariffe, di valutare l'opportunità che si stabilisca un prezzo massimo pagabile dalla pubblica amministrazione.

Lasciamo adesso da parte la 21 e parliamo della Giunta Formigoni. Secondo il Wwf, che gli ha assegnato l'ironico premio Attila, nei suoi tre anni di governo è stato costruito un numero spropositato di inceneritori.
Questo è senz'altro vero. Ma siamo comunque molto al di sotto di quanto hanno fatto i Verdi.

In che senso?
Nell'anno e mezzo in cui hanno governato Monguzzi e Cortiana sono stati autorizzati 7 inceneritori e 21 discariche. Un primato che nessun amministratore - non solo lombardo ma nazionale - ha mai eguagliato. Senza fare ironia, solo un verde poteva autorizzare un numero così elevato di impianti, forse anche contando sull'acquiescenza di alcune associazioni ambientaliste.

Qual è il vero senso di questa sua battaglia?
La mia filosofia è di far sapere a tutti quello che so. Perché? Ma per rompere il meccanismo dei ricatti reciproci.