Tratto da: INFORMATORE MUNICIPALE di Novate Milanese
 
marzo 1990


IL DRAMMA DELL’EMARGINAZIONE DELLE PERSONE ANZIANE
DIAMO UN FUTURO A CHI HA POCO TEMPO

 

Il tanto amato Voltaire, padre dei principi che hanno illuminato la Rivoluzione francese e di conseguenza le moderne democrazie, parlava spesso di giustizia e di libertà e sosteneva che per garantire equa dignità a tutti si sarebbe dovuto abbattere ogni legame con la tradizione spirituale della nostra storia.
Secondo lui questa era la principale responsabile della condizione di “minorità” in cui erano tenuti gli individui ed era qualcosa da scrollarsi di dosso per “emanciparsi”.

I suoi principi oggi hanno vinto e i nostri governanti ne sono spesso e volentieri molto fieri e proclamano a più riprese come e quanto sia bello questo egualitarismo psicologico  che ponendo tutti sullo stesso piano decisionale non discrimina nessuno e non crea ingiustizie.

Sappiamo benissimo purtroppo che le cose non stanno affatto in questi termini, la tanto anelata giustizia per tutti è ben lungi dall’essere presente; ad una tirannide di pochi, come poteva accadere secoli fa, si è sostituita una tirannide di molti.
La democrazia non ha aiutato chi stava peggio né ha stimolato i migliori, si è limitata a stare dalla parte del più forte, dalla parte della maggioranza.  Per chi era oppresso e più debole non è cambiato assolutamente nulla, prima i deboli erano molti e col tempo sono stati “ascoltati”, oggi i deboli sono pochi (o molti ma troppo dispersi) e non sappiamo di certo se mai verranno aiutati.

Ma chi sono i deboli vittime maggiori di questa dittatura della maggioranza?

Prima tra tutti forse gli anziani. Ciò che accade a questa enorme fascia della nostra popolazione è assolutamente indecente e il tipo di “minorità”, per dirla con Voltaire, che costoro sono costretti a vivere è della peggior specie. 
Troppo spesso chi ha lavorato onestamente una vita si trova poi ripagato dalla società che ha servito con una misera pensione, chiuso in una stanza d’ospedale o a casa sua dimenticato da tutti in attesa della fine.

Troppo spesso per mancanza di possibilità economiche si è costretti  a chiedere aiuto ad enti assistenziali di volontari perché troppo spesso per questo sistema, una volta che hai finito di dargli il meglio di te stesso, puoi anche sparire.   Anzi in questo mondo in cui ha valore solo chi produce, se te ne vai ed eviti di dare fastidio è anche meglio.

Nei comuni delle cinture delle grandi città si accentua poi il fenomeno dell’isolamento, le persone anziane sono spesso costrette in casa per la maggior parte del loro tempo inchiodate per ore davanti al televisore senza nessuna possibilità di aggregazione.
Nel nostro comune risultano essere soli più del 50% degli anziani.

Noi pensiamo che il comune di Novate dovrebbe farsi promotore di un centro di aiuti per le persone sole anziane, non solo per coloro che, non autosufficienti per malattia, non riescono ad avere la possibilità di essere ancora presenti attivamente nella società, ma per tutti coloro che sono soli ma sani; aiutarli ad amare la propria condizione, ad amare ancora una volta la vita.

C’è una bellissima poesia di H. Hesse che si intitola “invecchiando” e conclude con questi versi “La morte non è né qui né lì/ è su tutti i sentieri/ è in te è in me/ non appena tradiamo la vita. Per non tradire la vita quando si è vecchi e soli non basta essere convinti di esistere, bisogna vedere questa esistenza assumere un significato anche per gli altri e vincere l’emarginazione cui si è costretti.

Questo futuro per gli anziani lo si deve costruire insieme, lottando per tutto questo, lottando per dare un futuro a chi ha poco tempo.

                                                         Silvia Ferretto Clementi
 
                         
                                 Capo Gruppo MSI/DN
                                                            Novate Milanese (1990)