Pubblicato su "Il Giorno" del 01 maggio 1999  

 

TUTELIAMO IL DIRITTO AL RIPOSO 
DEI CITTADINI  

Diritto al divertimento e diritto al riposo. 

Esigenze opposte e certamente legittime fra cui si sta cercando una mediazione. La querelle è esplosa alcuni giorni fa, quando il questore Finazzo ha disposto la chiusura per 14 giorni di due discoteche in via Valtellina, raccogliendo le lamentele di migliaia di cittadini esasperati dai rumori notturni. Milano, è vero, è metropoli europea e di certo nessuno vuole ridurla a un dormitorio. Ma il silenzio deve essere un valore per tutti e il suo rispetto diventare l’indice del buonsenso di una città moderna ed evoluta che riesce a far convivere anime diverse. Là dove il diritto al divertimento lede quello al riposo, la mia opinione però è chiara: prevale senza ombra di dubbio il diritto alla tranquillità. E questo vale anche per quei quartieri come Brera e i Navigli, dove negli anni scorsi sono state rilasciate senza criterio licenze a locali notturni poco distanti gli uni dagli altri. 

E la deregulation selvaggia non è l’unica responsabile di questa caotica situazione. Il traffico, frutto di scelte viabilistiche poco attente al sonno dei cittadini fatte dalle precedenti Amministrazioni, e una rete ferroviaria a pochi metri dalle abitazioni senza interventi di insonorizzazione sono cause non trascurabili dell’elevato numero di decibel che le nostre orecchie devono sopportare. La scienza medica ha da tempo dimostrato che il rumore procura disturbi non solo all’apparato uditivo, ma anche al sistema nervoso nonché a quello cardiovascolare e respiratorio. Nel 1998, la terza sezione civile del tribunale del Tribunale di Milano ha confermato il principio secondo cui le vittime dell’inquinamento acustico possono avviare processi per “danno biologico” e ha condannato i proprietari di una sala da ballo dell’hinterland a risarcire 126 milioni (più spese legali) alle due famiglie che abitano accanto al locale. I giudici, oltre a questo, hanno anche imposto l’esecuzione di opere di insonorizzazione, fissando alle ore 24.00 il termine degli schiamazzi notturni. Nelle abitazioni il rumore per essere accettabile non deve superare i 40 decibel, limite nella maggior parte dei casi non rispettato, come emerge da uno studio fatto dal Comune di Milano già nel ’90, dove risulta che nel 60% delle strade cittadine siamo ben oltre la soglia indicata. 

È evidente che, a questo punto, una soluzione si rende necessaria e ad dovrebbero provvedere le autorità competenti. Devono essere stabilite delle regole a tutela della quiete pubblica e quindi bisogna fissare orari di chiusura ben precisi per i locali notturni, attivando controlli rigorosi. È anche indispensabile, prima di rilasciare le concessioni edilizie, verificare l’adeguata disponibilità di parcheggi nelle aree circostanti e disporre l’adozione di sistemi di insonorizzazione. 

Il rumore sta deteriorando la qualità della vita di molti di noi e i suoi effetti non possono continuare ad essere sottovalutati. La strada da seguire è quella del massimo rigore nel tutelare i cittadini. Il “popolo della notte” ha a disposizione numerose alternative per divertirsi; i residenti nelle zone ad alto inquinamento acustico no.

Silvia Ferretto Clementi