GLI IMMIGRATI SI IMPEGNINO FORMALMENTE 
AL RISPETTO DELLE LEGGI ITALIANE
 

Silvia Ferretto ha presentato oggi una proposta affinché gli immigrati siano tenuti, all’atto del loro ingresso in Italia, a firmare un contratto d’integrazione accettando di rispettare le nostre leggi  

Per riuscire a combattere le discriminazioni in modo concreto e favorire l’integrazione degli immigrati – esordisce Silvia Ferretto, Presidente della Commissione Cultura della Regione Lombardia - è indispensabile che loro stessi mostrino volontà in tal senso.   Ciò significa che, oltre a imparare la nostra lingua e conoscere la nostra storia, devono anche e soprattutto impegnarsi ad accettare e rispettare le nostre leggi e i nostri valori e dovranno farlo firmando un documento, un vero e proprio contratto d’integrazione.

Come in Francia, dove la proposta è stata portata avanti in prima persona dal presidente  francese Jacques Chirac, anche in Italia, in seguito alla sempre più massiccia presenza di immigrati musulmani, il problema dell’integrazione sta assumendo una dimensione preoccupante.  Sempre più spesso infatti immigrati di origine musulmana mostrano insofferenza verso concetti occidentali, come la laicità per esempio, perché ritenuti incompatibili con la loro religione o le loro usanze in nome di un tanto sbandierato diritto alla differenza, pensando di poter giustificare così anche comportamenti in contrasto con i valori democratici tutelati dalla Costituzione e dalle leggi italiane.

La paura più concreta – continua il consigliere regionale di AN - è che questo voler “difendere” i propri usi e costumi sia in realtà un  mero pretesto per poter impunemente applicare anche in Italia la legge islamica o consuetudini estremamente crudeli come l’infibulazione (contro la quale il Consiglio Regionale ha già approvato una mia mozione).

L’integrazione è possibile ed auspicabile ma solo a condizione che siano gli stessi immigrati a volerla.  Per questo credo che condizione imprescindibile per l’eventuale concessione di permessi di soggiorno e cittadinanza sia la firma del contratto d’integrazione, senza la quale ciò si rivelerebbe assolutamente impensabile ed estremamente pericoloso. Inutile pensare di aiutare ad integrarsi chi non ha nessuna intenzione di rispettare le nostre leggi.   

La cultura islamica – conclude Silvia Ferretto - è inutile negarlo, è profondamente diversa dalla nostra e si basa su una imprescindibile commistione tra regole religiose e regole dello stato.  Nessuno vuole mettere in discussione la libertà religiosa ma, allo stesso tempo, a  nessuno deve essere permesso di mettere in atto comportamenti che contrastino con le nostre leggi, che devono essere prese come base incontrovertibile per una corretta e civile integrazione e convivenza nella nostra Nazione.

I diritti civili, politici e religiosi garantiti dalle nostre leggi e dalle convenzioni internazionali insomma devono essere difesi ed è questo il senso della mia proposta.  

Milano, 17 ottobre 2002